La malattia

Dalla Paura alla malattia


L’obiettivo principale nel cercare di affrontare i propri sintomi, che rendono difficile la gestione delle emozioni è acquisire “sicurezza e fiducia", fondati sulla fede in ciò che si è, in ciò che si desidera ottenere e nei valori che danno senso ai nostri comportamenti.
Quanto più l’azione che si intraprende e’ completa nelle intenzioni e nelle conseguenze ottenute, tanto più chiaramente e’ positiva e sana.
Per raggiungere queste mete, bisogna avere a disposizione:
VOLONTA’ nell’incamminarsi in percorsi di auto riflessione;
PENSIERI adeguati che permettano dei ragionamenti rigorosi e corretti;
CONOSCENZA e voglia continua di indagare;
MEMORIA con cui ricordarsi degli errori commessi;
IMMAGINAZIONE per anticipare eventuali effetti dannosi dell’agire in modo improprio.

L’uomo è spinto da impulsi, ma è attratto dal significato che dà a certi scopi e da valori, che è libero di accettare o respingere. La libertà dipende dal fatto che gli stimoli sono tanti e bisogna selezionare. Questo vuol dire scegliere, decidere sulla base della conoscenza.


Il ragionamento eziologico retrogrado, ovvero quel pensiero riflessivo che permette di rintracciare le cause del malessere, aiuta ad identificare il processo che innesca la malattia.

Ecco il caso di una ragazza di 35 anni, Diana.
Problema: non saper gestire la propria quotidianità, incapacità di valutare adeguatamente le scelte, insicurezza nelle decisioni da prendere .

1° Domanda: Qual è la motivazione forte che provoca risposte di allarme? Riuscire a star bene e allontanarsi dagli stati depressivi che le impediscono di avere una vita normale.

2° Domanda: Ma questo interesse è un fattore patogenetico in sé? No, è naturale ricercare il benessere.

3° Domanda: Quali fattori devono essere associati per rendere il fenomeno patologico? La vulnerabilità della donna, in seguito agli eventi che hanno caratterizzato la sua storia, si unisce alla paura di solitudine generando in lei la sensazione di non riuscire a muoversi con le sue gambe, ma di aver bisogno di persone forti a cui affidarsi. La ricerca di relazioni polarizza la sua attenzione: investe molto nei legami affettivi, proiettando il suo bisogno di certezze sull’altro, che finisce così per assumere il ruolo di salvatore.

4° Domanda: Perché ha iniziato ad investire sulle amicizie e sui rapporti interpersonali? Perché Diana si è sentita appesantita dalla responsabilità affidatagli fin da ragazza (lei propositiva, in grado di far divertire il gruppo, sostenere gli uomini che si innamoravano di lei) e ad un certo punto ha cominciato a sentire l’esigenza di ricevere oltre che dare. Avvertendo in sé una stanchezza generale, il suo corpo ha reagito con un tono d’umore basso (depressione conseguente all’esaurimento delle risorse) e con un’eccessiva richiesta di cibo (di cui le frequenti abbuffate).

5° Domanda: Cosa la distingue? Le sue alte aspettative rispetto all’amicizia e la sensazione di delusione non trovando la persona che rispecchia il suo immaginario.

6° Domanda : Cosa mette in moto questo desiderio? Il bisogno di trovare conferme, la ricerca di giudizi positivi che le permettano di sentirsi apprezzata e che le consentano di valutare se le sue azioni siano adeguate o meno. Lei però non tiene conto del fatto che ci sono degli ostacoli alle sue necessità, dovute al fatto che le opinioni degli altri, positive o negative che siano, potrebbero non corrispondere alla verità o essere parziali, in quanto riferite a certi contesti o perché riguardano solo alcune caratteristiche della sua personalità.

7° Domanda : Quali elementi determinano l’atteggiamento orientato a ignorare le reali difficoltà esterne? Il desiderio polarizzante di sentirsi valida e amata per le sue qualità, finalizzato alla ricerca di buone relazioni interpersonali. Ciò ha come conseguenza l’esclusione di ogni aspetto della sua vita considerato in qualche modo distante dall’obiettivo prioritario, di avere accanto qualcuno che la guidi, per non sperimentare in nessuna circostanza la solitudine.