Il difficile compito dell'educazione emotiva

EDUCARE I FIGLI  A GESTIRE LE EMOZIONI

Si può aiutare i figli fin da piccoli a gestire le emozioni personali
Alla nascita
Il pianto dei neonati va capito. Non sempre c’è la fame a portarlo a richiedere la nostra attenzione. Ci può essere stanchezza, voglia di compagnia oppure spesso il lamento può essere un modo per scaricare le tensioni. Stargli vicino e provare a sintonizzarsi, significa aiutarlo a star meglio, con un dialogo dolce o con frasi che descrivono le sue emozioni, tipo “sei stanco?”, “ora mamma ti coccola”, “facciamo un giochino..”.
Primi mesi
Nella fase della esplorazione i bambini vanno aiutati nello sviluppo delle competenze motorie e cognitive e spronati positivamente per i progressi ottenuti. Così nasce l’autostima e il riconoscimento di saper far bene tante cose.
Primi anni
Intorno al primo e al secondo anno di vita inevitabilmente emergono le paure: se si ascoltano attentamente i pensieri che loro hanno dietro i timori avvertiti, si può dare la rassicurazione necessaria. E’ bene non giudicare le ansie, ma far presente che si comprendono e che si vuole affrontarle insieme, trovando delle soluzioni semplici che aiutino il bambino a capire che ogni preoccupazione può passare con la giusta strategia. E inoltre mostrargli tutto il sostegno e la vicinanza di cui siamo capaci li fa sentire sollevati e meno spaventati perché degli adulti loro si fidano tanto.
Dai tre anni
Più i bimbi crescono e più bisogna allenarli alla gioia della conoscenza e della scoperta. Creando in casa una atmosfera serena e dimostrandosi disposti a divertirsi insieme ad altre persone, il genitore trasmette una serenità interiore, che lo sostiene per tutta la vita. Per sensibilizzare i figli alla contentezza, che porta anche all’ottimismo, è necessario fargli apprezzare le gioie semplici ed abituarli ad entusiasmarsi per le bellezze naturali (per un tramonto, per le piante che nascono, per le stelle del cielo, etc.). Oppure ad essere soddisfatti nella conoscenza delle cose, nella lettura, nella visione di un bel film, nell’ascolto della musica.
La rabbia
I bambini vanno aiutati a gestire anche la collera e la frustrazione. La rabbia è spesso presente e non va né ridicolizzata né subita. Se non riescono a fare qualcosa i piccoli si sentono impotenti, allora con la rabbia credono di poter ritornare protagonisti. Fermarli affettuosamente con un abbraccio o spiegargli che quella reazione è dovuta ad una circostanza superabile, li facilita nel ripristinare una situazione di calma. “Passato il brutto momento tornerà tutto come prima” questo è il messaggio da trasmettere.
Il bisogno di certezze
Le sicurezze vanno alimentate con il dialogo e l’instaurazione di una relazione sicura, che si struttura quando tra il genitore e il figlio esistono chiari canali comunicativi. Inoltre è importante per i piccoli sapere che ci sono persone che rappresentano dei solidi punti di riferimento a cui ancorarsi, perché nei momenti bui serve aggrapparsi ad alcune certezze. In questo senso le emozioni non vanno inibite, ignorate o lasciate allo sbaraglio, perché l’espressione, il contenimento e la gestione del vissuto interiore allenano i bambini a non sentirsi sopraffatti da forze interne. La presenza, lo scambio verbale e il contatto attraverso abbracci e coccole, rassicurano e rafforzano il legame affettivo permettendo ai genitori e i figli di riconoscersi come elementi di un unico sistema, che per funzionare bene necessita di una apertura totale verso l’altro e una disponibilità a dare, oltre che a ricevere.
L’espressione verbale del sentimento
Non è mai troppo presto per l’allenamento emotivo, quell’esercizio quotidiano che facilita le persone nel chiarirsi a vicenda i propri sentimenti. Abituare il bambino a riferire che cosa sente e a chiedere spiegazioni quando non capisce quello che il genitore gli dice favorisce proprio questo flusso bidirezionale tanto prezioso. Non solo il bambino ne trae giovamento dalla disponibilità della mamma e del papà; infatti se i genitori notano una partecipazione del piccolo sono gratificati e gli resta meno difficile gestire i momenti belli e quelli di tensione. D’altra parte, anche se per qualche ragione si sono creati dei muri è bene affrettarsi ad abbatterli e lavorare per costruire nuovi modi di confrontarsi. Solo il dialogo fortifica i propri vissuti e gli dà un senso concreto. Un genitore che rimane arrabbiato per un torto subito o che si sente non rispettato, può essere spinto ad essere troppo severo e questo atteggiamento può ostacolare poi la libera espressione del figlio, che potrebbe preferire o starsene per conto suo, senza esprimere il suo malessere o nascondere la sua ansia per paura di perdere l’affetto. In queste situazioni parlare è l’unica soluzione appropriata; al bambino serve per sbloccarsi e all’adulto per ridefinire le sue emozioni, senza lasciarsi travolgere da quegli aspetti negativi che emergono nei momenti di rabbia o in circostanze critiche.
Attraverso questo collegamento verbale è più facile favorire nei bambini il riconoscimento dei loro stati emotivi, in modo tale che crescendo non si vergognino di esprimersi, ma anzi siano orgogliosi di mostrare le loro parti più profonde.

Certe accortezze aiutano a favorire l’autostima nei nostri figli
Ogni bambino acquisisce delle capacità cognitive e motorie nel corso dello sviluppo che gli permettono di interpretare il mondo e di interagire con le persone. Ma non sempre questi passi sono identici per tutti. Alcuni camminano prima, altri parlano più facilmente, altri ancora possono sembrare più lenti, in realtà sono solo più introversi e fanno fatica ad esprimere le loro abilità.
Se camminano prima, sicuramente cadono di più. Meglio lasciare che compiano le proprie tappe senza fretta: provando a gattonare e a strisciare, prima o poi, impareranno a camminare. Se facciamo in modo che seguano il loro istinto, saranno più prudenti e sereni, anche se effettivamente cammineranno più tardi.
Anche il linguaggio si acquisisce pian piano e ogni bimbo va stimolato, perché è proprio con l’imitazione e l’ascolto continuo che è più facile riuscire a ripetere le parole. Rimane comunque assodato che tutti rispondono in maniera diversa a seconda delle proprie inclinazioni e non basta che l’adulto gli ripeta continuamente i nomi delle cose. In certe situazioni l’uso della parola può risultare più complesso di quanto a noi appaia, ma dietro non c’è necessariamente un problema, bensì solo il bisogno del bambino di sentirsi sicuro prima di esprimersi.
Pretendere che subito riescano a svolgere certi compiti significa non rispettare le singole potenzialità. Infatti, ogni abilità si acquisisce gradualmente e a seconda di certe predisposizioni che i bambini possiedono, i genitori e gli adulti che se ne occupano dovrebbero non evidenziare solo quello che gli resta difficile, ma favorirli per raggiungere un certo perfezionamento, cercando di sfruttare i loro punti di forza e aiutandoli laddove sono carenti.