A proposito di ansia

L'ansia si riesce a gestire

Dottoressa quello che lei dice è bello, mi piacerebbe avere meno ansia, ma è difficile, tanto difficile. (Davide)

E’ vero non è semplice mettersi in discussione, scegliere nuove strade. Chiaramente quello che più occorre è la giusta motivazione a vivere bene e l’interesse ad agire secondo precisi valori legati al benessere. L’ansia è la preoccupazione eccessiva per le cose da fare, per gli obiettivi da raggiungere ed è alimentata dalla paura di non riuscire negli obiettivi prefissati.

Cosa occorre per vivere meno tesi?
1. Imparare a dare meno importanza alle situazioni.
2. Accettare che non contano solo i risultati finali, ma l’impegno e la buona volontà.
3. Riconoscere che non tutto va come vogliamo e che gli eventi esterni hanno un peso nella realizzazione di nostri progetti.
4. Tollerare l’incertezza dell’esito delle azioni e non pretendere di controllare tutto.
5. Agire, credendo in quello che si fa.
6. Mettere in conto che le cose possano andare male.


Spesso pensiamo: vorrei che si realizzassero i miei sogni. Ma la forma in cui quello che più amiamo ottenere si manifesta, ha un aspetto che non sempre riconosciamo.
Tutto è un dono, una opportunità che va sfruttata, ma non sempre lo si vede.
Questa consapevolezza allarga la prospettiva con cui si guardano le situazioni e se ci si muove seguendo questa verità anche le sofferenze acquistano un senso.


Ma dottoressa io non ce la faccio ad agire pensando che mi devo impegnare senza pensare al risultato. Io devo sempre dare il massimo, così mi hanno insegnato . Per me quello che conta è la perfezione, non riuscirei a tollerare di sbagliare o di essere giudicato male, di fallire.


Nella frase di quest’uomo che mi chiede come viver senza ansia ci sono diversi errori, legati alla visione delle cose:
-bisogno di fare tutto alla perfezione;
- incapacità di sopportare il dispiacere per un esito contrario alle aspettative;
- percezione del fallimento se il risultato non è come immaginato.

Le aspettative sono alte, eccessive, si chiede troppo alle possibilità che uno ha. Quindi si vive in tensione, perché non c’è mai soddisfazione, ogni cosa non è abbastanza, perché l’atto perfetto in realtà non c’è. Si hanno buoni risultati, ma non si apprezzano perché si vuole sempre di più. E’ chiaro che tutto si può far diversamente, migliorare, ma se ne deve riconoscere il valore altrimenti si diventa schiavi del: “potevi fare di più e meglio”.


Seguendo i principi dettati dall'ansia di prestazione succede che :

1) o si diventa presuntuosi e riuscendo con estrema fatica ed impegno ad ottenere ottimi risultati si pensa di essere i migliori. Si squalificano gli altri, si vuole fare tutto da soli perché si pensa di fare meglio, si dubita dell’altro. E lo sforzo continuo porta ad essere esigenti anche con gli altri e pian piano si arriva ad esaurire le forze.
2) o ci si lamenta e non si riconosce mai di aver fatto comunque bene. Non si dà importanza alle piccole cose, ai progressi, allo sforzo fatto, ma conta solo che ci sia l’apprezzamento o il momento immediato (tipo precisione al lavoro, un bravo del genitore, un grazie del compagno). Ma se i primi non siamo noi a congratularci con noi stessi si rimane nel malessere. Accusiamo gli altri che non vedono quello che facciamo, ma il vero problema è che il nostro Super Io troppo autoritario, non ci lascia tregua. E se una cosa va male si vive il fallimento, ma in relatà si tratta di una situazione che ha avuto un esito negativo, ma che può spingerci a fare qualcosa per migliorare.