Il fallimento non esiste

Dal fallimento all’opportunità

Ad un incontro con adolescenti in cui si parlava di stima di sé e di capacità di riconoscere i propri limiti, si è discusso di quel senso di fallimento che spesso blocca quando non si ottengono i risultati voluti. E’ in errore chi è convinto che non aver fatto bene qualcosa sia drammatico, senza possibilità di scampo. Generalizzare e dare un valore eccessivo ad una situazione porta a leggere il tutto in modo negativo. E se poi mi sento in colpa, fallito e senza speranze ci si allontana dall’ipotesi di poter creare un’altra occasione.
Se ci riflettiamo, tutto è modificabile con una serie di azioni propositive che progettano e si pongono traguardi e obiettivi concreti.

Ecco alcune indicazioni per modificare il pensiero che porta a vedere le cose in modo rigido:

 

1. Non sono stato io a fallire, ma il mio comportamento.
2. Posso imparare dai miei insuccessi.
3. Per me l’insuccesso è uno stimolo.
4. Posso metterci più impegno.
5. Forse non è stato un fallimento.
6. Posso concentrarmi su altri comportamenti che hanno possibilità di successo.
7. Posso concentrarmi su quello che sono in grado di controllare.
8. Non era indispensabile riuscirci.
9. Anche se non ho raggiunto l’obiettivo, alcune delle cose che ho fatto sono state positive.
10. Tutti sbagliano qualche volta.
11. Forse nessuno se n’è accorto.
12. Mi sono posto l’obiettivo giusto?
13. Il fallimento non è fatale.
14. I miei standard erano troppo severi?
15. Ho fatto meglio di prima?
16. Nonostante questo insuccesso, posso comunque continuare a fare tutto quello che facevo prima.
17. Aver fallito un obiettivo significa averci provato. Sarebbe stato peggio non aver fatto nemmeno un tentativo.
18. Sono appena agli inizi.
19. Domani sarà un altro successo.
20. Il domani è oggi.


Investire totalmente sull’esito di qualcosa porta false aspettative e provoca delusioni. Invece, le situazioni vanno vissute come possibilità e non come esami. Se una cosa va bene è un rinforzo per proseguire, se va male un indizio che qualcosa va cambiato. Non c’è tutto o nulla, ogni evento ha più sfumature che vanno accolte e d elaborate. Vivere sentendosi in sfida con il mondo crea ostilità e insoddisfazione perenne.. Non siamo in lotta, né dobbiamo dimostrare, ma metterci in gioco alla ricerca di una opportunità.

Una ragazza di 18 anni, presente all’incontro interviene: “Come faccio a cambiare i miei pensieri? Io sono sempre preoccupata che succeda qualcosa di male, che non saprò affrontare la situazione. Mi sento continuamente inadeguata.”

Questo interrogativo riguarda l’idea che se sbaglio sono un fallito. Questo timore è intollerabile e fa stare in allerta. Se invece, non mi interessa che io sia al primo posto, che primeggi e sia il migliore non mi spaventa scoprirmi impreparato o pensarmi in difficoltà.
Certo non basta dire: abbi un pensiero positivo e passerà. Occorre mettersi nella condizione di pensare diversamente e questo è possibile con nuovi modi di agire.
Se mi propongo di far bene, non per dimostrare che valgo, ma per usare le mie competenze, per misurare le capacità e per migliorare, perfezionare quello che non va, allora nel mio agire sarò supportato da intenzioni e fini giusti. E nel prendere questa decisione, farò una scelta che mi farà sentire libero, non vincolato dal senso di colpa o dalla paura di fare male. Nell’utilizzare comportamenti aperti, spontanei ecco che le mie convinzioni si modificano e smetterò di essere catastrofico o di vedere tutto nero.
A questo punto basta usare mezzi leciti che rispettano regole e principi sociali e quello che porterò a termine starà nell’ordine delle cose e non potrà che fornire vantaggi.