Imparare l'ottimismo

L'ottimismo si può apprendere


Essere pessimisti o ottimisti fa molta differenza nell’affrontare le situazioni quotidiane. Si tratta di un approccio che a volte permette di vivere meglio eventi non troppo semplici da gestire. Tutto sta nell’interpretazione delle situazioni sia negative che positive e sul modo di guardare la realtà. Se ogni volta che capita un evento poco piacevole inizio a drammatizzare o a vedermi impotente di fronte un fatto che per sempre mi danneggerà, ovviamente mi sento spiazzato e senza via d’uscita, strada che a lungo andare può far nascere un grande malcontento e una depressione alquanto seria. Viceversa se capisco che tutto è rimediabile e che si può guardare da altri punti di vista, allora mi soffermo sulla situazione negativa del momento, l’affronto e mi apro altre opportunità. Alternativa questa, che lascia ampio spazio alle proprie potenzialità e quindi evidenzia una buona autostima di sé.

Seligman Martin, docente dell’ università di Pennsylvania, sta conducendo varie ricerche sulla motivazione e personalità, ha scritto un libro sull’ottimismo e su come si può cambiare la vita, per vivere meglio, cambiando il pensiero.
Su questo sito c’è una dettagliata recensione, con parti del testo da consultaree spiegazioni chiare delle teorie di riferimento: http://www.corem.unisi.it/bibliografia/recensioni/seligman_imparare_l_ottimismo.pdf.

Nel testo viene ben chiarito, che la differenza la fa la spiegazione che diamo alle avversità: il pessimista vede le situazioni fuori dal controllo personale e crede che gli eventi negativi siamo conseguenze di sue colpe e distruggeranno tutto . Gli ottimisti, al contrario, credono che le sconfitte siano circoscritte ad eventi specifici che si possano avere abilità per cambiare le cose, tramite atti intenzionali.
Da qui, dunque, emerge che quello che pensiamo è importante. Se sono convinto che quello che faccio non ha valore l’azione è impedita. Ma se riesco ad acquisire un serie ci capacità per dialogare con me stesso di fronte ad un fallimento o ad un esito non buono, allora riesco a fare un piano e a progettare degli atti a mio vantaggio. In questo senso una terapia cognitiva aiuta a fornire le strategie utili a credere i sé e a cambiare abitudini di pensiero, da cui deriveranno modi di agire propositivi. Interessanti i resoconti dell’autore su come in vari ambiti le sue teorie trovano applicazione. Parla di regni della vita: il lavoro, la scuola, lo sport, la salute e la cultura in genere.