Serenità e felicità: una ricerca continua

 Se sei felice tu lo sai…...
All’ altra domanda: “Pensi che esiste la felicità?” fanno seguito alcune riflessioni, quasi nessuno ha dato risposte precise.:
1) la felicità è transitoria, si ha in certi momenti;
2) si è felici se ci si gode la vita;
3) la felicità è una emozione che prima o poi arriva;
4) la felicità passa veloce;
5) quando si è felici, bisogna star attenti, prima o poi succede qualcosa di brutto;
6) la felicità è equivalente a sentirsi padroni del mondo.

 

Si evince dalle varie affermazioni che nell’immaginario collettivo c’è una idea della felicità. Non viene del tutto esclusa. E questo è già positivo. Si tratta di emozioni forti, sensazioni positive che gratificano l’animo umano. Forse un giorno, in certe condizioni possiamo poterci sentire in questa dimensione. E se ci pensiamo bene spesso impostiamo le nostre azioni quotidiane sulla base di tale obiettivo. Lavoriamo, ci diamo da fare, cerchiamo degli svaghi, ci curiamo sperando di raggiungere un momento di pace.
Probabilmente è sbagliato vedere la felicità come una destinazione; in realtà è un viaggio continuo. E solo dando importanza a tutto, alle piccole cose del quotidiano, vivendo nella consapevolezza e non dando per scontato niente, siamo felici di vivere e ne scaturisce il benessere.
Essere felici di esistere, anche se la vita è dura, dà la grinta per superare le inevitabili incombenze.
Contano molto le aspettative sulle nostre capacità di farcela e sulla motivazione, motore delle nostre azioni. Si è meno spinti ad impegnarsi se non si dà valore alle cose, se non si prova interesse a quello che si fa. Inoltre, e se si rimandano sempre gli obiettivi prefissati in virtù di una meta, la motivazione scende. Così si mette in mezzo l’irrazionalità, impedendo di vedere quanto è utile portare a termine un compito gravoso e l’impulsività dirotta verso la ricerca di ricompense immediate: meglio rimandare, lasciare l’impegno a domani…oppure vincere l’ansia di una cosa da fare dietro lo scorrere del tempo. Ma ci illudiamo perché poi l’insoddisfazione prende piede. Procrastinare non rende felici, ma scontenti per il tempo passato senza i risulati pensati.
E siccome ognuno di noi è responsabile del proprio benessere e della propria felicità è ora di mettersi al lavoro e iniziare ad ascoltarsi, a rispolverare i propri desideri, cercando di conciliare responsabilità e aspirazioni.
Abituiamoci:
- a dire di no;
- a smettere di voler essere perfetti;
- a goderci la vita;
- a non rimandare a domani il nostro impegno verso il modo di affrontare le situazioni.


Certo la salute fisica è importante e va di pari passo con la nostra cura con l’esercizio di sane e buone abitudini. Il riposo e il recupero compensano l’impegno nel lavoro, gli sforzi, le tensioni. Senza rifornimento (legato sia al dormire, mangiare e divertirsi, che al sentirsi soddisfatto e gratificato) nessuno può procedere.
Ovviamente però se c’è un male fisico tutto si complica, ma poi la persona deve andare alla ricerca delle azioni giuste per curare il corpo e affrontare i disagi conseguenti.

 

Qui si apre un discorso specifico, ma pur sempre occorre farsi guidare dal valore dato alla vita e ai nostri obiettivi.