Star bene viaggiando

TANTE SONO LE STRADE DELL’UOMO CHE VIAGGIA ALLA RICERCA DELLA VERITA’


“Ciò che abbellisce il deserto disse il Piccolo Principe
è che nasconde un pozzo in qualche luogo”.

A. De Saint Exupery “Il Piccolo Principe”.


La vita come un viaggio è la metafora che più spesso rende chira l'idea che l'uomo è in continuo movimento. Ed è dell’uomo che “si muove” e “si sposta” nella sua realtà, che intendo parlare, in modo da avvicinarmi gradualmente ai suoi sentimenti più nascosti. Ho cercato di pormi al suo fianco e di seguire i suoi passi; ho visto che mentre si incammina ad esplorare il suo spazio, fin dalle prime fasi dello sviluppo, porta con sé speranze, sogni e delusioni ed è di tutte le emozioni che ho colto che vorrei discutere.
Per approfondire questi temi sull’uomo, sul suo modo di relazionarsi con se stesso e con gli altri, ho cercato di adoperare sia le mie risorse interne che le conoscenze apprese. Distinguere le mie considerazioni personali dalle valutazioni prettamente professionali, dipendenti dalla mia formazione di psicologa-psicoterapeuta, non è stato sempre facile. Credo comunque che sia proprio questa combinazione che mi ha permesso di fare più chiarezza su certi punti oscuri che sfuggono quando predomina la percezione soggettiva degli eventi. La mia speranza è che nel leggere quanto ho messo insieme nessuno si dimentichi dell’importanza di usare le proprie capacità e gli stimoli che la vita offre per ritrovare l’equilibrio con il mondo.
Attraversare strade nuove, paesaggi ignoti o luoghi simili a posti già visti favorisce la fantasia, quell’affascinante proiezione di immagini sfuocate dove tutto è possibile. Ma anche guardare negli angoli del luogo dove si vive, aiuta a crescere. Il contesto quotidiano, di cui ciascuno con la sua singolarità è protagonista, se vissuto con consapevolezza, rappresenta la base migliore per elaborare le tappe percorse e per costruire un futuro immediato più produttivo, allineato ai valori di riferimento più vicini al suo benessere.
Cercherò di usare la mia memoria per lasciare che fatti, persone, idee e sensazioni si trasformino in parole scritte. Ho sempre amato fissare sulla carta il bello di certe emozioni private, probabilmente per vigilare su quando riemergono i vizi e gli interessi del vivere condizionato da falsi obiettivi.
L’obiettivo in sostanza è per me provare a tracciare un resoconto di sintesi riguardo le mie indagini sull’uomo.
Perché scrivere? Come dice Baricco nel suo testo “City”, le idee hanno un certo valore originario che si modifica quando vengono espresse verbalmente. Ma con la scrittura si riesce ad essere più fedeli alle intenzioni. Tutto diventa più magico. Si ha tempo per riflettere e vedere le cose da prospettive migliori.
Il pensiero narrativo, che comincia a costruirsi nei primi anni del bambino ha infatti proprio lo scopo di definire una identità sia soggettiva che culturale, di appartenenza ad una comunità. Nel mio raccontare,come dicevo, si mescolano componenti individuali, competenze professionali e di conseguenza saranno presenti i limiti legati ad una impostazione, che pur volendo essere aperta a tante visioni, finisce per rappresentare l’originalità del mio essere.