La ricerca del benessere come percorso

RICERCA DELLA SODDISFAZIONE E DELLA SALUTE

Bisogna partire dalla realtà che c’è e costruire il resto. Chi si prende cura di sé ed interagisce bene con gli altri riesce a dar valore all’esperienza concreta facile o complessa che sia. E nel nostro vivere quotidiano il tendere verso un senso dell’esistenza provoca benessere.
Questo indice di salute va perseguito per correggere ogni deviazione dalla meta.
Risulta anche importante saper riconoscere, valutare ed esprimere pensieri e bisogni, sensazioni, mantenendo con gli altri una relazione limpida e non conflittuale.
Ecco che recuperare tempo per sé attraverso il viaggio consente di mettere da parte i falsi obblighi e le necessarie risorse con cui affrontiamo gli impegni, per concedersi momenti di relax. In tal modo si riesce anche a relativizzare e a dimenticare quelle preoccupazioni che ci assillano. Spesso le presunta richiesta esterna di eseguire compiti sofisticati e l’ambizione di performance perfetta ci mette in condizione di assumere comportamenti rigidi, di difesa. Da qui si origina l’ansia, la rabbia. Scoprirsi nel mondo, sentendosi in armonia con la natura, aperta a tutte le possibilità e sfaccettature dei fenomeni, aiuta a recuperare quel senso della vita e quella sensibilità verso il mondo, che i litigi nell’ufficio o in casa disperdono.
Programmare un viaggio secondo un pensiero produttivo, positivo, di accoglienza di altre realtà e visioni di vita, che nel conoscere altre posti è necessaria se si vuole percepire totalmente la prospettiva ignota, significa:
- lasciar andare la mente, senza ricorre a pregiudizi o a considerarsi per superbia migliori;
- confrontarsi con i propri principi ed eventualmente integrarli;
- usare i dati in ingresso per allargare il proprio bagaglio di conoscenza;
- incuriosirsi e divertirsi nel provare a sperimentare cose diverse.
I sentimenti di condivisione e scambio diventano così un’opportunità per ricercare altro da sé e per provare a non guardare solo la propria condizione, ma ad osservare la complessità delle varie scelte.
Anche preferire di “fare il viaggiatore” invece che il turista ci segnala un atteggiamento volto ad e vitae il pacchetto precostituito per usare la propria creatività e la voglia di decidere sulla base di documentazioni, proposte e spiegazioni, senza accettare tutto in modo passivo.
Vedere il mondo ci fa bene: nel percorrere strade sconosciute non bisogna aver paura di perdere tempo, ma lasciar sedimentare le sensazioni che suscitano i paesaggi. Proprio come ricorda Andrea Bocconi nel suo testo Viaggiare e non partire” , spostarsi in altri luoghi permette di porre più attenzione ai nostri sensi e questa opportunità ci fa impossessare di molte informazioni su di noi e sul mondo. Il viaggio e la modalità con cui lo si affronta diventa così funzionale ai nostri interessi e ci dà la gioia di scoprire noi stessi. Il ritorno a casa, alle abitudini permette poi di riflettere su quello che si è scelto in passato per provare a ridefinirlo e impostarlo. Tornare e di nuovo ripartire rappresenta l’incontro con il sé e con il diverso da sé, ma anche con quei lati del proprio carattere che emergono solo a contatto con nuovi stimoli. Il viaggio assume un po’ le sembianze di una transizione e non solo di un trasferimento da un posto all’altro.