viaggiare e aprirsi all'altro

APRIRSI ALL’ALTRO

Prima di partire per un lungo viaggio, per far fronte agli ostacoli che si incontrano, è utile premunirsi delle giuste strategie. Guidati da regole più flessibili e in linea con il vero benessere, si deve essere disposti a non tornare in dietro, quando automatismi e schemi disfunzionali prevalevano. Viaggiare in questo senso aiuta a spostarsi dalle proprie abitudini consolidate e a calarsi in realtà diverse per sperimentare come sia possibile riorganizzarsi in base a quello che si ha di fronte. Non sempre si riesce ad adeguarsi ai cambiamenti, allora si ha il malumore, ma se si prova ad aprirsi ad altre possibilità, si riesce a trovare il piacere di quello che si ignorava come opportunità. Infatti, ogni esperienza anche quella più spiacevole, permette di vivere emozioni e di fare riflessioni che c favoriscono l’ampliamento delle conoscenze. E l’apprendimento dalle cose accadute arricchisce sempre. Fa venire in mente mille idee, fa individuare soluzioni a problemi ordinari o a difficoltà più grandi. Fa allargare la mente per distoglierla da numerose convinzioni errate, che si insinuano quando si soffre o si è a disagio o si ricercano le vie più brevi per riconquistare il benessere. Certo trovare pace è importante, eppure per raggiungerla servono attimi di riflessione, in solitudine e in relazione con il mondo e gli altri, che permettono di definire adeguatamente le nostre mete. Fissare un programma e monitorare l’andamento delle tappe principali è faticoso, tuttavia utilissimo. Permette, in effetti, di correggere eventuali errori. Inoltre, di fronte agli esiti negativi, non bisogna scoraggiarsi. Se è vero che nell’osservare uno sbaglio c’è il grande sconforto di non essere riusciti a portare a termine l’impegno e ad allontanare le tentazioni verso vecchi errori, quando si ha la volontà si possono ricercare ancora interessi da perseguire e trovare la forza di ricominciare il cammino.

COSTRUZIONE DEI LEGAMI SIGNIFICATIVI
Spesso però l’atteggiamento di chiusura impedisce questa elasticità e non aiuta a ritrovare spazi su cui operare. Ecco che la persona tiene tutto dentro, vive il suo malessere come assoluto, irreversibile. Di conseguenza, pensare di parlarne diventa per il soggetto quasi inutile. E’ il caso di chi sostiene che quando si ha un problema, non serve dirlo ad un altro. Indubbiamente se l’idea è cambiare una realtà esistente, non ci sono molte possibilità che l’altro abbia questo potere. Tuttavia il confronto aiuta a non trascurare i dettagli di un fatto e a trovare ipotesi di soluzioni svariate, che da soli, in preda al panico, non riescono a prendere forma. Per non parlare del vantaggio che si ha nel condividere le proprie emozioni: la solitudine paralizzante trova conforto e consolazione nella presenza di altri così che accanto a sentimenti negativi cominciano a comparire quelle sfumature meno gravose di cui sono composti. Bisognerebbe dunque saper cogliere l’opportunità del legame con gli individui, il cui sostegno è fondamentale per affrontare le difficoltà. Insieme a persone più esperte e meno coinvolte si possono impostare adeguatamente i propri scopi, adottando una procedura rigorosa ed efficace. Ecco che scomporre i vari passaggi per ottenere un determinato esito e valutare quali siano gli strumenti necessari e quelli legittimi, in linea con azioni che rispettano sé e gli altri, significa progettare nel concreto qualcosa, realmente possibile.