Le ricadute nei problemi alimentari

 La schiavitù del cibo

Dott.ssa ho sofferto per tanti anni di anoressia che poi è sconfinata nella bulimia. Ora sto meglio, ma ogni tanto, quando ho momenti bui, ho delle ricadute e mi scoraggio. Uscirò mai da questi problemi?


Avrà pure un senso che certe cose capitano!!!
Quando alcuni meccanismi errati si ripresentano, malgrado la buona volontà e nonostante la voglia di essere più liberi, vuol dire che ancora i vecchi interessi sono predominanti. Ogni problema è mantenuto da elementi solidi che gestiscono le nostre azioni. Dietro un disturbo legato all’alimentazione c’è una importanza eccessiva data al corpo e l’idea che il valore personale passi attraverso l’immagine che viene offerta agli altri. Poi grazie a interventi attivi della persona e un lavoro di stima di sé, si riesce a star meglio.
Con il tempo, se questo impegno continua, si sperimenta il bello di essere in grado di controllare certe dipendenze. Eppure le tentazioni sono troppo forti. L’animo umano è fragile, non sempre riesce a distinguere. Si può ricadere nella trappola, anche quando sembrava di aver raggiunto ottimi traguardi. Che succede? I vecchi schemi riemergono e con essi quegli interessi viziosi che procurano soddisfazione del momento, ma poi creano ansia, angoscia, tormento. Mentre si digiuna o si verifica l’abbuffata, tutto sembra risolversi, ma subito dopo ci sono i sensi di colpa, il malessere interno e i disagi di carattere fisico.
La ricaduta fa male, riapre ferite passate. Dubbi e ridefinizioni si affacciano. Allora l’unica strada è ricominciare da dove si era rimasti, riconquistare i valori importanti e non concentrarsi su emozioni contraddittorie e negative. Occorre riprogrammare passo dopo passo i comportamenti corretti che riattivano il giusto modo di approcciarci al cibo.
Prima o poi quella smania e paura passerà. Ci sono dei giorni interminabili, che amplificano il nostro pensiero alterato e pessimista. E si avrebbe voglia di sapere se riusciremo, se si troverà il senso. Ma soprattutto si vorrebbe sapere quando tutto passerà. Ma è inutile interrogarsi, dobbiamo agire bene e i risultati arriveranno.
Tante cose buone rafforzano la soddisfazione. Solo la voglia di fare sempre meglio ci salva… Invece, il terrore di non saper fare crea agitazione , blocca e fa fare passi in dietro. Occorre fiducia e voglia di non essere schiavi di desideri falsi.

Riprendiamo il caso di questa donna con disturbi alimentari che riesce a vivere meglio il rapporto con il cibo e che ogni tanto non riesce a controllarsi . Probabilmente talvolta ripiomba nel tormento di ingrassare e mangia poco per combattere la fame e poi se mangia di più, per senso di colpa vomita. Oppure programma vere e proprie abbuffate per non privarsi del piacere di gustare certi alimenti. Ma il metodo è disordinato, non c’è equilibrio.

Nonostante le buone intenzioni, si continua nell’errore e c’è qualcosa che rinforza le abitudini che non vanno. E’ il seguente obiettivo: non prendere peso e mangiare senza remore. Cosa chiaramente impossibile.
L’ansia di ingrassare fa quasi stare peggio della situazione vera e propria di verifica dell’aumento del peso. L’oggettività fa programmare una soluzione, ma il dubbio, il timore di non sopportare qualcosa crea tanta tensione, senza buoni esiti. Se una donna si pesa e non è contenta, allora magari decide una dieta, ma se c’è una visione alterata, anche un peso basso non soddisfa ed è costretta a vivere con il timore che domani mangiando potrebbe diventare enorme.
Ma appena scatta l’interesse di vivere bene senza ansia, il problema comincia a risolversi. Si capisce che la rinuncia eccessiva del cibo e il mangiare a dismisura (e poi vomitare) non fa star bene, allora si stabilisce una giusta alimentazione e si scopre che si può avere un peso giusto (ma veramente giusto non distorto da una falsa immagine di estrema magrezza) potendo mangiare con soddisfazione. Questo non porta ad avere fame perenne, non ci sono eccessive rinunce e si scopre che fare eccezioni non comporta grossi scossoni. E poi due Kg in più del previsto è meglio delle crisi quotidiane e le ossessioni sul pasto.
Chiaramente la persona con tali disagi deve evitare:
1) di pesarsi costantemente;
2) di comprare troppi cibi tentazione, che spesso sono causa di abbuffate inutili.
E deve ricordarsi:
3) di alimentarsi correttamente sempre;
4) di concedersi giorni di libertà, con qualche pasto più “trasgressivo”.

La percezione della qualità di vita soggettiva è importante. “Sto bene quando?” . La risposta nel caso della signora con disturbi alimentari : “ quando peso poco”, va ridefinita bene. Si può stare in forma, avere un peso adeguato, ma una magrezza con angosce per il peso e la lotta contro il cibo è una dimensione che si allontana dal benessere. La signora può avvertire: “ma cosa mi manca?”, la libertà di vivere serenamente il rapporto con il cibo.

Non prendere peso e mangiare senza remore, non è più quello che si pianifica, ma diventa prioritario pesare il giusto e mangiare con controllo. Finalmente la vecchia schiavitù è sconfitta. Azioni adeguate e buone sono legate a giusti interessi e questi sono mantenuti da comportamenti e pensieri corretti.

Allora signora, sarà mai libera dai suoi disturbi? Si, se si impegnerà a rivalutare sempre la correttezza dei suoi pensieri. In tal modo le ricadute aiuteranno a perfezionare quello che ancora non è stato sistemato nel proprio dialogo interno. Altre crisi possono ripresentarsi, ma conoscendo le strategie si riparte con la struttura di intervento a favore del sano comportamento alimentare.