Non aver ansia nello studio è possibile

 

Impara a gestire i tuoi stati emotivi e ogni impresa sarà facile.

 

 



Da quando sto lavorando più intensamente con le scuole mi sono accorta che sempre di più è un problema per i giovani affrontare lo studio con tranquillità. Ad avere difficoltà non sono solo i ragazzi meno bravi nel rendimento, ma anche quelli che hanno dei buoni risultati. Quali sono i motivi di questa ansia che spesso si manifesta sia durante lo studio che nel momento di sostenere l'esame?

L'emozione che emerge in questa circostanza diventa incontrollata fino a superare la ragionevolezza.

Fare un esame presuppone uno studio rigoroso di certi argomenti. E non basta aver letto o imparato i contenuti; occorre, saperli esprimere.

I processi di apprendimento, memorizzazione e poi quello di esposizione di un contenuto, per poter essere funzionali necessitano di molta energia mentale. E stare agitati non aiuta. Né durante la fase preparatoria, né tanto meno, nel giorno delle prove da sostenere.

Ricordiamoci come prima cosa che studiare concentrati con costanza e senza l'ansia di non avere tempo o di fare male è fondamentale. Organizzare i tempi diventa prioritario. Se mi preoccupa, infatti, di non avere le ore a sufficienza, devo fare in modo di agire per tempo e di non perdermi in distrazioni. Se poi mi mette ansia l’idea di fare male o di non sapere bene quello che mi è richiesto, allora devo cercare il modo di fare schemi, ripetere confrontarmi con altri e di assicurarmi che so la materia e sono in grado di parlarne adeguatamente. Che ho studiato ma non so riferirne i temi principali, nel dettaglio e in sintesi, non va bene.

Le considerazioni fatte finora sembrano banali, ma non è poi facile metterlo in pratica. Perché dopo l’intenzione buona di fare bene, vanno tenuti presenti gli stati emotivi che si presentano nel momento di iniziare. Il desiderio di ognuno è sicuramente quello di ottimizzare i tempi e massimizzare i risultati.

Ma per essere in grado di rendere efficace il nostro impegno, è essenziale considerare la nostra motivazione.

 

 

 

 

 

So come studiare ma se non so perché il mio obiettivo non lo potrò mai raggiungere.

Studiare per fare bene l’esame? Per prendere il massimo dei voti? Per non sentire che i genitori si lamentano>? Per essere il primo della classe? Per fare meglio del compagno, dell’amico? Perché devo dimostrare a me stesso che sono bravo?

Ci illudiamo di farlo per noi perché ci piace, ma spesso siamo spinti da altre forze, dal desiderio di essere apprezzati e se non arriva questo ipotizzato riconoscimento, stiamo male. C’è nella nostra società, la convinzione che chi studia vale. Ma dobbiamo stare bene attenti alle sfumature che emergono quando pensiamo a cosa vogliamo ottenere studiando.

Occorrono diverse qualità ai ragazzi giovani per terminare l’anno scolastico brillantemente- Infatti, portare avanti il progetto ambizioso di laurearsi e specializzarsi, oppure studiare per un concorso, per ottenere un posto di lavoro, presuppone un grande volontà. E a lungo andare essere spinti a studiare per gli altri, per l’apparente prestigio che ne ricaviamo, per il successo ipotizzato, ci pesa e ci fa sentire l’enorme stanchezza determinata dal falso interesse che ci portiamo dietro.

Studiare serve per imparare, per avere voglia di saperne di più, per l’amore per la cultura, per accendere la fiamma conoscere puro e semplice. Lo studio ci permette di essere coscienti e responsabili di fronte al mondo e di dare un senso agli eventi anche grazie all’aiuto di poeti, scultori artisti, storici che hanno esaminato i fatti da vari punti di vista. Studiare ci fa sviluppare quella flessibilità che ci serve per adattarci ai cambiamenti. E scegliere il proprio percorso ci consente di svolgere un lavoro che ci gratifica, provando ad inserirsi nei settori che più rispecchiano il nostro essere.

Uno dei problemi più grandi quando però dobbiamo studiare davvero e non è solo un progetto ideale ma un dovere del momento, perché siamo studenti giovani e la scuola è un po’ la nostra occupazione principale, è la procrastinazione. Rimandare a domani a più tardi, a quando me la sento, a quando non ho pensieri, a quando mi sento che ne ho voglia.

 

In realtà non arriverà mai il momento che avrò voglia di fare quello che devo fare.

Innanzitutto meglio sostituire il verbo devo con voglio. Se penso che voglio studiare perché il mio obiettivo è quello di fare bene la mia interrogazione, il mio compito, il mio esame, allora l’approccio diventa più rilassato. A questo punto mi viene l’illuminazione che fa stare bene ed entusiasma che lo voglio perché ogni cosa che impariamo e interiorizziamo ci apre gli occhi, ci allarga la prospettiva, ci permette di vedere le cose in cui ci troviamo in modo più ampio. Più cose sappiamo e conosciamo meglio analizziamo le situazioni.

 

 

Per esempio capire perché rimandiamo ci consente di interrompere la nostra spontanea pigrizia. Ci sembra che è troppo faticoso, siamo svogliati, allora oggi ci concediamo una pausa, ma poi la forza necessaria per partire se ragioniamo così non arriva.

Può essere utile applicare al regola dei 5 secondi che ci consente di agire subito senza avere il tempo di farci venire le scuse. La mente umana viene distratta da altre cose più allettanti, ma se agiamo subito ci impegneremo a studiare velocemente. Il conto alla rovescia ci può dare la spinta a fare e una volta partiti, è più facile continuare.

Molte volte però succede che non riusciamo a  studiare ,bene perché ci pesa l’idea di non ottenere i risultati che gli altri si aspettano da noi.

Se infatti siamo spaventati da quello che pensano gli altri, da un lato cerchiamo di fare una bella figura, dall’altra si mettiamo nella condizione di generare un’ansia che si alimenta a dismisura.

Il mio desiderio di fare un bell’esame, o di laurearsi, o di passare un concorso se è contrastato dalla paura di non essere adeguati o capaci di fare bene, si spegne e queste circostanze ci fanno perdere l’entusiasmo.

Mentre sto studiando devo tener conto di alcuni elementi importanti che si uniscono alla mia motivazione. In particolare mi occorre lo spazio di tranquillità che contrasta possibili pensieri ansiosi e accanto all’impegno a alle rinunce, vanno affiancate piccole gratificazioni che ci mostrino le soddisfazioni che si ottengono dopo il momento della semina.

Scelgo un ambiente tranquillo e fuori dalla confusione.

Devo avere un tempo ampio a disposizione da dedicare alla mia attività. Un tempo costante e non troppo frammentario.

E’ importante alternare il tempo pieno di concentrazione efficace e pause regolari, che permettono di staccare ma anche di memorizzare meglio. Tipo: studia mezz’ora, un’ora intensamente e dieci minuti si fa una pausa con una camminata, un tè uno spuntino, una boccata d’aria, una risata. Non conviene fare tutto di seguito perché poi ci sentiamo sopraffatti stanchi e vogliamo recuperare e così il tempo ci sfugge perché nel momento in cui stacchiamo abbiamo bisogno di tanto tempo prima di riprendere. Come sempre, anche in questo caso occorre equilibrio. Tanta attività e sforzo e poi riposo lungo non hanno gli stessi benefici di fare un po’ e riposarsi in modo alternato e funzionale.

Quindi la preparazione deve avvenire con costanza e cercando di essere positivi. Poi visto che l’impegno dato con procedure così descritte, è il massimo, vare la verifica di aver appreso efficacemente non può più terrorizzarci. Anzi diventa bello potersi mettere alla prova. Se non ci dovessi riuscire come volevo, posso rifarlo, imparando dagli errori. Posso inoltre valutare se ho trascurato qualcosa, o se è meglio perfezionare il mio metodo.

Studiare deve diventare una abitudine che mi dà l’opportunità di sfruttare le mie abilità, di raggiungere il mio obiettivo e di saperne di più in un certo ambito. Il voto e l’esito buono sono un traguardo, ma non fine a se stesso, bensì un punto di partenza per capire se abbiamo fatto bene o c’è ancora bisogno di approfondire. Non è una dimostrazione o uno sfoggio dell’abito di bravi ma una tappa per un lungo cammino, di scoperta e crescita, che favorisce la messa a punto di una cultura sempre più ampia.

Studiare serve per guardare ogni cosa con occhi più consapevoli.

 

Finché una cosa non la sai, non sai neanche di saperla sapere. Questo è alla base del riconoscimento delle nostre potenzialità e del loro uso vantaggioso. La nostra conoscenza ci consente di creare pensieri e collegamenti tra i nostri ragionamenti e le possiamo usare per dare un senso a quello che ci capita. E potremo poi usare le cose apprese in quelle situazioni che ci capiteranno.

A questo punto mi sembra necessaria un’ultima riflessione sul fatto che ad avere l’ansia a volte sono ragazzi che sanno tante cose, che hanno abilità ben sviluppate e riescono ad organizzarsi bene e a ottenere ottimi risultati. Cosa succede? E’ al livello di convinzioni che qualcosa si crea, determinando momenti di indecisione o di crisi. Devo assolutamente fare bene, devo prendere il massimo, se non faccio bene questo esame deludo tutti, non posso non vincere quel concorso, ho bisogno di quell’immagine di persona di successo.

Rimuginare in questi termini favorisce un sentimento di dubbio e paura insieme che diminuisce il potenziale con cui si affronta l’esperienza studio.


Avere consapevolezza di tale meccanismo automatico con cui dialoghiamo in privato o con gli altri, è il primo passo per volersi più bene e iniziare ad accogliere maggiormente la possibilità di sbagliare, per migliorarsi in una crescita continua. Crescita tra l’altro che consiste nel saperne di più su di sé e su quello che ci limita e quello che invece ci fa stare bene con noi stessi e con gli altri con cui interagiamo. Un approccio così strutturato ci aiuta a fare del nostro meglio in ogni attività, dallo studio descritto, al lavoro, allo sport e alla gestione proficua delle relazioni.