Se non ho passione?

Se non ho passione mi appassiono. 

Non tutti sentono di avere delle cose per cui possono dichiarare di avere una passione vera e propria. Quell’interesse che una volta scoperto diventa un pò una ragione di vita.
Aver individuato un'attività, uno sport, un lavoro, uno svago che ci fa stare bene è importante, un progetto, ma se non è stato ancora trovato o se ad un certo punto non ci soddisfa più, non vuol dire che non andiamo bene, che non siamo normali ovvero come gli altri che si definiscono felici e motivati. Si tratta di una consapevolezza che abbiamo bisogno di dirigerci da qualche parte e iniziare ad esplorare. Non è la passività, o lo stare fermi ad aspettare che arrivi l’illuminazione, che porta alla soluzione.
In una situazione di confusione o incertezza, posso avere l’obiettivo di guardare, al di là del conosciuto, con curiosità e vedere se scopro ambiti interessanti in cui dirigere la mia attenzione. Posso appassionarmi di un libro, di un viaggio, di una esperienza mai fatta se con uno sguardo di coinvolgimento approfondisco . E passo dopo passo scopro che a piacermi non è solo l’argomento, ma il mio desiderio di saperne di più o di concludere un cammino che si prospetta un pò faticoso, ma una volta terminato mi può offrire la sensazione di “ essere bravo”, per un impegno portato a termine. La perseveranza, il fare anche nei momenti di non voglia o faticosi ci aggiunge la vivida visione di aver concluso qualcosa e raggiunto uno step. L’arrivo poi deve a sua volta diventare l’inizio di un ulteriore miglioramento, perché la vita soddisfacente porta con sé, l’andare avanti con un bagaglio di strumenti ed esperienze che si rinnova, per farci conoscere parti di noi non sempre visibili o usate.  
All’inizio fare ci crea entusiasmo, adrenalina, ma appena arriva un imprevisto o una difficoltà, oppure constatiamo che non siamo più tanto interessati, ci stanchiamo e andiamo alla ricerca di un nuovo obiettivo. Non è una strada sbagliata in assoluto, ma fare sempre così porta via tante energie perché si è sempre fermi al momento centrale. Abbiamo la necessità anche di essere costanti e di completare quanto avevamo previsto. Le sfide consentono di procedere e di esaminare i passi per affrontare il blocco, invece girarsi e ripetere il processo di inizio e interruzione crea una frustrazione che logora.  Ci sentiamo incapaci, non adatti, diversi. 
Se non abbiamo una passione, alimentiamo un piccolo interesse e facciamo crescere il nostro impegno verso quel dettaglio che poi ci aiuta a guardare da una prospettiva più ampia quell’eventuale muro che abbiamo costruito con i nostri “non mi va”, “non mi piace più”.