Il viaggio e la ricerca di sè
UN VIAGGIO ALLA RICERCA DI SE’ E DEI PROPRI INTERESSI
Nel lungo cammino che ci attende va rintracciato un sincero e autentico bilancio personale.
Uno dei segreti per star bene con se stessi, nella vita, negli affetti come nel lavoro sta nel non dover indossare maschere. Nel potersi permettere il lusso di essere autentici. Di vivere secondo quello che abbiamo dentro e di accettarsi per quel che si è, non per quello che gli altri vorrebbero che fossimo. Solo che poi nel corso della vita l’uomo si trasforma per poter piacere agli altri. Prima di tutto ai propri cari e alle persone che riteniamo importanti, atteggiamento questo che genera un costante senso di inadeguatezza, sconforto e dubbi sulle proprie capacità e competenze. La persona è preda di insicurezze, di aspettative di fallimento, di sensi di colpa. Prova disagio e diffidenza di fronte a qualsiasi esperienza nuova e non riesce più a valutare correttamente le proprie risorse, anzi finisce per assumere comportamenti disfunzionali che amplificano i suoi turbamenti.
Al contrario, la stima di se stessi, il rispetto della propria individualità passano attraverso la capacità di convivere serenamente con tutti gli aspetti della nostra personalità, anche quelli meno desiderabili. Bisogna sapere quello che si vuole ottenere in rapporto ai gusti, alle inclinazioni, senza mai perdere di vista la realtà profonda e segreta del proprio essere e senza controllare tutto o di stabilire a priori il futuro.
Amare se stessi e trovare un’identità più autentica, segreta e profonda implica quindi la necessità di intraprendere un viaggio alla scoperta di quello che veramente siamo e vogliamo. E’ un cammino arduo e ambizioso, ma affascinante che si permette di cercare, identificare e riconoscere quelle emozioni personali di cui spesso non siamo consapevoli e di rivalutare alcuni aspetti dell’esperienza propria e altrui. Inoltre il confronto della diversità e mediante l’accoglienza di altro da sé, si arriva a quel perfezionamento delle nostre attitudini che ci consente di vivere in modo ordinato e rispettoso della nostra natura umana. Si tratta di sviluppare un senso di realtà che prmette di avere un atteggiamento più tranquillo nei confronti della vita.
CONOSCERSI PER SCOPRIRE ALTRE VERITA’
Il primo passo per vivere con soddisfazione e sperare di essere il più possibile sereni è indagare sulle nostre vere ambizioni e sui desideri, quelli che ci aiutano a dare un senso alla giornata. Ciascuno può coltivare passioni e perseguire con ambizione certi interessi, ma è fondamentale fare i conti con la realtà e con le possibilità che l’ambiente circostante offre in specifiche situazioni. La natura umana è limitata e non si possono imporre progetti predefiniti in assoluto, ma scegliere soluzioni di vita migliore compatibili con quanto si riscontra nel presente. Andare oltre le proprie capacità è un atto di presunzione destinato a farci stare solo male. Questo discorso ci permette di affrontare un tema delicato e molto controverso: la felicità. Non esiste tale dimensione in forma pura; non la si può neppure immaginare come una meta. Si tratta, invece, a mio avviso, di sensazioni globali che scaturiscono nel momento in cui si portano a termine impegni in cui sono state investite le nostre energie e il nostro tempo. Pertanto è necessario fare dei progetti a breve termine, distinguendo gli scopi realizzabili da quelli impossibili, così da non disperdere le risorse in ambiti poco fruttuosi. Il problema vero è l’attribuzione di significato della parola felicità. Non si può darne una definizione valida come norma generale, bensì essa riguarda una condizione che fa riferimento allo star bene con sé e con il mondo circostante. Purtroppo di frequente si cerca la gioia nell’eccesso, per compensare una visione pessimistica dell’esperienza e questo crea insicurezza, mancando basi solide con cui far luce sulle ansie umane. Il rischio maggiore è finire per agire senza responsabilità e rispetto per gli impegni e per le conseguenze del proprio agito. Inoltre c’è il caso di chi travalica la giusta misura e avendo un’idea troppo elevata di sé, banalizza quello che ottiene e costruisce un ideale personale interno, persecutore, a giudizio del quale niente di quanto realizza è degno o soddisfacente. Si insegue qualcosa di indefinito che non arriverà mai e che lascia sempre insoddisfatti.
La paura dell’impotenza, porta ad illudersi di poter controllare i fenomeni mediante una onnipotenza formale e un esibizionismo poco rispettoso delle proprie abilità e di quelle degli altri. Ma tutto ciò si dimostra ben presto inefficace e porta al disordine interno e ad una disorganizzazione nelle interazioni. Fare tutto, da sé, nel modo migliore e organizzato significa stabilire delle priorità e impegnarsi attivamente senza disperdere energie, pretendendo di non concedersi pause o momenti di riflessione per eventuali punti neri.