Come usare bene i sentimenti

Rapporto tra sentimenti virtù e vizi : usare bene le emozioni fortifica.

Più di una volta ho affermato che i sentimenti vanno usati e calibrati in modo da sfruttarne le potenzialità positive. Al contrario, se esasperati portano a reazioni poco vantaggiose. E’ importante riuscire a trovare il giusto equilibrio e quella via di mezzo che consente di “star bene”, con soddisfazione e consapevolezza. Se le cose vanno bene, ma non lo si riconosce anzi si guarda a quello che manca, non si riesce a percepire il bello di quello che c’è. E questo atteggiamento non porterà mai a un po’di pace..

La felicità, ad esempio, se ha un fine buono porta alla benevolenza, ma se è egoistica conduce all’ingiustizia, al volere la propria soddisfazione a tutti i costi, confondendo la mania del potere con la serenità. Se si sfrutta positivamente la felicità diventa disponibilità, apertura e si adotta il principio di amare se stessi per accogliere l’altro e per dare. Una sorta di giustizia spontanea che regola la volontà, quella virtù che ci dà la forza di agire bene, anche di fronte alle complicazioni.

La tristezza è invece un sentimento complesso, molto diffuso che spesso si teme, per paura di soffrire. In realtà - se usata - questa emozione ci aiuta ad accogliere il dolore, a viverlo, accettarlo e superarlo. E’ quel dono che spesso ignoriamo, a partire dal quale acquistiamo la virtù della temperanza, che regola la gratificazione. Volere tutto subito, crea una smania e una incapacità di attendere che non ci fa vivere bene.
All’inizio, soddisfare subito il piacere ci sembra meglio, in realtà, siccome questo non è possibile sempre, si diventa esigenti e non si riescono più a tollerare gli imprevisti o i passi necessari per arrivare a ciò che si vuole. E quando si corre e non si fa un passo alla volta, troppe cose si perdono. Ecco che la tristezza se non accettata porta alla malvagità, all’odio per gli altri, colpevoli del nostro malessere. Ma quando la tristezza ha un fine buono, perché aiuta a conoscere il dolore e a farlo diventare uno strumento di crescita e miglioramento, porta alla tranquillità interiore.

Ed eccoci alla paura. In qualche modo, quando non blocca - perché troppo forte o difficile da tollerare - , serve per ponderare le scelte e per assumersi le proprie responsabilità, riconoscendo i propri limiti o lavorando per gestirli. Si acquista grazie alle paure una umiltà e un coraggio, che viene riassunto nella virtù della prudenza, quella che aiuta la nostra mente razionale a non agire troppo impulsivamente. Ma se non è ben calibrato questo sentimento diventa angoscia e aziona la fretta con il rischio di portarci ad essere imprudenti, a precipitarci. Allora per timore di trovarsi di fronte alla paura si vuole andare d’anticipo, con l’illusione di controllare tutto. In realtà, di fronte all’impossibilità della cosa inizia il disordine e il malessere.

Altro sentimento che spesso sperimentiamo è la rabbia, verso cose che accadono o le persone con cui interagiamo. Se controllata, sviluppa la resistenza e lo slancio contro gli ostacoli. Infatti, se ci pensiamo, quando riusciamo ad usare quel risentimento che nasce in certe occasioni, l’aggressività iniziale si affievolisce e nasce pian piano un senso di gioia, per aver capito e affrontato la situazione, senza troppi rancori. Avercela con gli altri aiuta lì per lì, ma poi fa nascere tante emozioni contrastanti e dubbi, misti tra rabbia e senso di colpa, visto che la verità non sta mai da una parte sola. E se per caso lasciamo troppo spazio alla rabbia scatta la presunzione e l’idea di fondo che ci dobbiamo difendere o che gli altri ce la debbano pagare. Ci allontaniamo così da quel benessere che invece vorremo.